Categoria
News
Data
Ott 2025

Il nostro cervello odia le cose incompiute. Ma perché?

Ti è mai capitato di iniziare una serie TV “solo per vedere com’è” e ritrovarti, ore dopo, ancora incollato allo schermo? Oppure di lasciare un’email a metà e non riuscire a smettere di pensarci finché non l’hai inviata?

Non è solo questione di forza di volontà. È il nostro cervello che ci sta giocando un piccolo scherzo. Si chiama effetto Zeigarnik e spiega perché le cose lasciate a metà ci tormentano più di quelle concluse.

L’effetto Zeigarnik, scoperto negli anni ’20 dalla psicologa Bluma Zeigarnik, è la tendenza a ricordare i compiti o le azioni incompiute o interrotte con maggior facilità di quelle completate. Perché? Perché il nostro cervello odia le cose lasciate in sospeso. Quando qualcosa rimane incompiuto, si crea una tensione mentale che ci spinge a volerlo chiudere. È lo stesso meccanismo che ci tiene agganciati a una storia avvincente o ci fa tornare su un’attività non ancora terminata.

Come usare l’effetto Zeigarnik in azienda?

1️. Percorsi di apprendimento a episodi.

Il problema: Le persone spesso abbandonano corsi di formazione perché li percepiscono come troppo lunghi o dispersivi.

La soluzione: Dividere la formazione in micro-moduli con traguardi progressivi. Se un modulo si interrompe su un punto chiave o con una domanda aperta, i dipendenti sentiranno il bisogno di continuare.

Esempio pratico: Una piattaforma di e-learning aziendale potrebbe sbloccare nuovi contenuti solo dopo il completamento di una missione, lasciando sempre qualcosa in sospeso per stimolare la curiosità.

2️. Task e obiettivi “Quasi completati”

Il problema: Se un compito appare troppo grande, i dipendenti potrebbero procrastinare.

La soluzione: Suddividere gli obiettivi in step visibili e mostrare il progresso. Se un’attività è al 90% completata, la probabilità che venga portata a termine aumenta drasticamente.

Esempio pratico: Un CRM aziendale potrebbe mostrare una barra di avanzamento per il completamento di un report di vendita, indicando “Sei al 90%! Ti manca solo l’ultimo step”.

3️. Sfide e missioni a tempo.

Il problema: Senza un senso di urgenza, le persone rimandano le attività.

La soluzione: Creare sfide a tempo, come una competizione interna con un timer visibile, che spinge a concludere le attività per non lasciarle in sospeso.

Esempio pratico: Un team di vendita potrebbe partecipare a una sfida gamificata dove ogni settimana devono completare un certo numero di contatti con clienti per “sbloccare” un livello successivo o una ricompensa.

4️. Missioni incomplete per il team building.

Il problema: I team spesso faticano a collaborare su progetti lunghi senza stimoli.

La soluzione: Creare attività di gruppo in cui ogni membro contribuisce a un obiettivo che non può essere raggiunto senza l’intervento degli altri.

Esempio pratico: Un’azienda potrebbe lanciare un gioco di ruolo aziendale, in cui ogni dipendente ha un pezzo di un’informazione chiave e devono collaborare per risolvere un caso o un problema strategico. Finché non trovano la soluzione, rimarranno “agganciati” alla sfida.

Il segreto per mantenere alta la motivazione in azienda non è dare tutte le risposte subito, ma lasciare sempre una piccola parte “in sospeso”.

Il cervello umano non ama le cose incomplete, e questo istinto può essere sfruttato in modo etico e strategico per migliorare:

  • La formazione interna;
  • Il completamento delle attività;
  • Il lavoro di squadra;
  • L’engagement nei progetti aziendali.

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